Licenziamento per furto in azienda: ecco come dimostrarlo

Licenziamento per furto in azienda: ecco come dimostrarlo

Il licenziamento per furto in azienda rientra nell’ambito del licenziamento per giusta causa. L’onere della prova spetta al datore di lavoro che può rivolgersi ad un’agenzia investigativa come Revela

Il licenziamento per furto in azienda rientra nell’ambito del licenziamento per giusta causa, provvedimento che il datore di lavoro può disporre quando il dipendente realizza comportamenti disciplinarmente rilevanti.

Secondo l’art. 624 c.p., il furto è una condotta penalmente rilevante, punita con la reclusione e con la multa. L’appropriazione di un bene di modesta entità anche se non punito penalmente, può avere un esito diverso in un processo civile.

Nell’ambito di un rapporto di lavoro un furto costituisce, infatti, una grave forma di inadempimento agli obblighi contrattuali cui il dipendente è tenuto nei confronti del datore di lavoro e, soprattutto, lede il vincolo di fiducia.

L’infedeltà aziendale è una delle questioni più delicate e rilevanti che un’azienda si trova ad affrontare. Ogni lavoratore dipendente ha l’obbligo di fedeltà nei confronti dell’impresa che lo ha assunto (art. 2105 c. c.).

Secondo la giurisprudenza prevalente, la misura del licenziamento per giusta causa è, dunque, da considerarsi legittima e proporzionale anche nel caso in cui i beni sottratti siano di modico valore e la condotta illecita del dipendente non arrechi un danno economico considerevole per l’azienda.

Cosa si può rubare in azienda

Rubare nell’azienda in cui si lavora è un fatto indubbiamente grave. C’è chi si appropria dei soldi in cassa, magari non facendo scontrini, chi preleva prodotti di cancelleria o merci di proprietà dell’azienda. Il furto può riguardare anche informazioni aziendali. Tale comportamento può essere motivato non solo dall’intenzione di arricchirsi, ma anche dalla volontà del lavoratore di recare danno all’azienda.


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A ogni modo, la condotta del lavoratore deve essere opportunamente documentata. Non sempre, però, si riesce a cogliere il ladro sul fatto: nella maggior parte dei casi, il furto in azienda avviene in modo più subdolo.

L’articolo 4 dello Statuto dei Lavoratori vieta, tuttavia, l’impiego di impianti di videosorveglianza nei luoghi di lavoro. Si possono utilizzare solo nel caso in cui sia necessario per esigenze organizzative e produttive o per la sicurezza del lavoro ed è comunque richiesta l’affissione di un cartello di avviso.

Se, invece, c’è un principio di prova è possibile installare una telecamera di nascosto senza avvisi, basta che non siano eseguiti a caso o con finalità preventive.

Come dimostrare i furti in azienda: l’investigatore privati e le prove

L’onere della prova del furto spetta al datore di lavoro e per poter procedere al licenziamento per giusta causa motivato da un furto del dipendente, deve accertare la condotta in modo concreto e non come fatto astratto.

Con l’Ordinanza n. 11697/2020 la Cassazione ha, infatti, ribadito il diritto del datore di lavoro di rivolgersi a una agenzia investigativa per tenere sotto controllo i comportamenti del dipendente.


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Affidarsi a un’agenzia investigativa, come Revela, è dunque fondamentale per far valere le proprie ragioni in tribunale e puntare al risarcimento dei danni. Nell’ambito delle indagini aziendali, l’agenzia investigativa può raccogliere elementi di prova concreta e producibili in giudizio per vedere tutelati i diritti dell’azienda.

L’ultimo step consiste nell’elaborazione del dossier finale, che contiene tutte le prove materiali del fatto illecito commesso. Gli esiti dell’attività investigativa nei casi di licenziamento per giusta causa sono, come già detto, direttamente producibili in giudizio. Solo con le investigazioni aziendali è possibile raccogliere prove forti che permettono, nella maggioranza dei casi, di giungere al licenziamento senza arrivare in giudizio.

La procedura del licenziamento per furto in azienda

Nel caso di furto da parte del dipendente il datore di lavoro può procedere al licenziamento per giusta causa che potrà avvenire senza alcun preavviso (licenziamento in tronco) proprio perché il dipendente, con la sua condotta, ha violato il vincolo fiduciario e non sussistono più i presupposti per una prosecuzione anche provvisoria del rapporto di lavoro.

Una volta accertato il furto e raccolte le prove utili a sostenere questa accusa nei confronti del dipendente, il datore di lavoro dovrà procedere alla contestazione dell’illecito che dovrà avvenire per iscritto. Il lavoratore ha a disposizione cinque giorni per presentare la sua difesa, oralmente o attraverso degli scritti nei quali fornisce le sue ragioni.


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Il dipendente ha, comunque, la possibilità di impugnare il provvedimento nei termini di 60 giorni nella forma stragiudiziale e ulteriori 180 giorni per rivolgersi al giudice del lavoro.

Inoltre, il lavoratore ha in ogni caso diritto a ricevere gli stipendi maturati e il Tfr e accede al sussidio di disoccupazione o Naspi. Nel caso in cui il datore di lavoro intende costituirsi in giudizio per ottenere il risarcimento del danno, si procederà alla compensazione tra l’entità del risarcimento riconosciuto dal giudice e le somme dovute al lavoratore.

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